SELFIE O RITRATTO. L’EVOLUZIONE DELLA FOTOGRAFIA CON L’ARRIVO DEI SOCIAL
Cellulare o Macchina fotografica?
Incredibile ma vero: sui social ormai vince il cellulare.
Vince la spontaneità, l’immediatezza. Vince l’istante che in un istante puoi catturare.
Siamo Cowboy di un moderno Far West. Nelle fondine abbiamo il nostro inseparabile Smartphone e sopravvive nello scontro allo scatto, chi ha la mano più veloce e l’occhio lesto nel visualizzare l’inquadratura migliore e annoverare più Like. Ma non è la qualità che vince, per lo meno non sui social; è il “ci sono sempre” e il conseguente “mi affeziono a te”.
Il Like, la ricerca del “piacere”. Me lo sono chiesta spesso: perché c’è questo crescente bisogno di farsi vedere in ogni istante, in ogni cosa che si fa? Di sembrare più belli di come siamo ricoprendoci di filtri levigapelle che cancellano i segni del tempo?
Forse perché ci sentiamo i protagonisti di una storia, la storia della nostra vita, e come gli attori di una Serie Web, dobbiamo essere sempre belli e patinati.
Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, nella Leggenda Del Pianista Sull’Oceano, disse: “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla”
Ed è questo il punto, avere qualcuno a cui raccontare la nostra vita, le nostre conquiste, i nostri pensieri. Il punto è avere un pubblico che guardi la nostra Serie, perché l’essere “seguiti”, ci fa sentire più importanti, meno soli. Più interessanti, meno banali. Le grandi Star del nostro piccolo schermo. Ed eccoci qua, sempre pronti a raccontare qualcosa di noi e a contare i Like.
Mi fermo e penso ai figli di questa generazione. E poi ripenso a quando ero piccola io e frugavo nel cassetto di mia mamma per vedere le foto dei miei genitori quando erano giovani. Che emozione sfogliare quelle foto, stampate in dimensioni differenti, su carte diverse; alcune lucide, alcune opache, altre ruvide, altre ancora ingiallite. Erano foto che avevo sfogliato ormai centinaia di volte, ma le riguardavo nella speranza che, per sbaglio, da qualche angolo, ne spuntasse una nuova che non avevo mai visto. E invece no perché in fondo erano poche. Non era facile usare le macchine fotografiche analogiche, bisognava conoscerne i meccanismi, sapere come impostarle e sperare che tutte le valutazioni fossero corrette perché non c’era un monitor a rivelarci la scena.
No.
C’era l’elettricità del non avere certezze, c’era l’attesa dello sviluppo, e c’erano quegli ultimi istanti in cui, alla cassa, si consegnava il numero (o il nome) e si attendeva una busta bianca con gli scatti ancora tiepidi.
Come brioches appena sfornate.
E nel cuore una vocina che diceva “Speriamo che ce ne siano tante di buone”
E così su 24 o 36 foto di un rullino, se ti andava bene, ne avevi 10 che finivano nell’album dei ricordi. Le altre nel cassetto della vergogna.
A parte gli scherzi, farsi immortalare non era così naturale e quotidiano come lo è oggi. Era quasi un avvenimento. Per chi era alle superiori negli anni 90, si ricorderà che a fine anno c’era la foto di classe e rimaneva l’unico ricordo con cui rivedere i volti dei propri compagni.
O, andando ancora più indietro, basti pensare alle foto delle nonne, si contano sulle punte delle dita. Sono poche, rare, ma hanno un valore immenso e, se chiudi gli occhi, quella foto nella cornice d’argento, te la ricordi ancora.
E poi ripenso ai figli di chi da qualche anno ha un profilo su Facebook. Quando cresceranno e vorranno vedere delle foto dei loro genitori da giovani, verranno probabilmente travolti da uno Tsunami di Selfie… come faranno a scegliere una foto con cui ricordarci? Quante cose sapranno della nostra vita guardando i nostri profili e riavvolgendo il nastro del tempo? E quante fantasie e misteri invece abbiamo noi sulle vite dei nostri genitori?
Non so se è meglio vedere tutto o immaginarsi le storie del passato.
Se è meglio guardarsi una Serie Web o leggere un libro.
Se è meglio un Selfie o uno Ritratto professionale.
Sono tutte scelte che danno emozioni diverse perciò nessuna è migliore o peggiore dell’altra.
Sicuro è che l’arrivo del digitale ha cambiato moltissimo l’approccio alla fotografia, e con il seguente avvento dei Social e degli Smartphone, c’è stato un altro inaspettato cambiamento.
Ma come insegnano le Serie Web che ci appassionano di più, non va raccontato tutto nella prima puntata. Perciò, ora la sigla e, nella prossima, il secondo episodio.
Anna Antonelli